Che sia una casa, un ristorante o un luogo di culto è solo “questione di feeling”.

Dopo anni di affanni e grande senso del dovere mi sono concessa due grandi giornate di pausa dalla mia adorabile professione. La prima una fuga meravigliosamente leggera verso il mare in compagnia di una cara amica, pranzo di pesce e pennichella in spiaggia inclusa.

La seconda un viaggio spirituale introspettivo in un luogo rilassante dalla bellezza disarmante.

Sveglia ore 6.30, colazione di rito con sbirciatina mattutina ai social e all’agenda appuntamenti. Al secondo sorso di the verde mi gira un pensiero per la testa, il voler regalarmi un’altra giornata di stop alla routine quotidiana lavorativa e ho subito pensato perché non andare da sola in un luogo che mi faccia sentire in “pace”?

Dopo anni di latitanza spirituale ho deciso di seguire il mio istinto approfondendo la conoscenza della Pieve di Romena a Pratovecchio 40 km circa da Arezzo dove risiedo.

Giornata climaticamente perfetta direi, tepore del sole e colori e profumi tipicamente autunnali. Dopo aver accompagnato la mia bimba alla scuola dell’infanzia, decido di annullare i miei appuntamenti e parto senza alcun rimorso in direzione Casentino, già questa una gran vittoria per me.

Per arrivare alla Pieve si percorre parte della “Consuma” una strada dove ogni curva è uno spasso per una persona che come adora attraversare percorsi tortuosi e non spaventosamente monotoni.

Scavallando l’ultimo tornate inizi a percorrere una strada paesaggisticamente suggestiva e dopo qualche chilometro ti ritrovi dinanzi alla Pieve di Romena, architettura sacra risalente del XII sec; una facciata semplice e rustica realizzata in pietre conce con alla sinistra il campanile. Adoro queste architetture ma ciò che mi ha colpito e inebriato è l’intenso profumo di lavanda del prato prospiciente all’abside della Pieve.

Mi sono seduta su una delle panchine di legno posizionate in punti strategici per poter godere del panorama circostante, e in meno di 5 secondi mi sono lasciata trasportare dalla quiete e dalla serenità e non ho potuto fare a meno di commuovermi. Ebbene si mi sono messa a piangere e non me ne vergogno affatto. Vi assicuro che le parole e le foto che vedete non rendono giustizia a codesta bellezza. Decido di entrare all’interno della Pieve e vengo accolta da una musica avvolgente.

Il percorso continua e attraversando delle piacevolissime e curatissime stradine pedonali, arrivo dinanzi alle stanze della preghiera. Mi fermo e mi paralizzo, chiedendomi ma dove vado, ma una vocina mi ha consigliato di provare a varcare la soglia e sono contenta di averla ascoltata. E’ stato come entrare in una “spa spirituale” si proprio così solo che in una spa curi il tuo corpo e di conseguenza la tua anima, qui invece guarisci la tua anima e di conseguenza il tuo corpo si sente rigenerato senza aver fatto alcun percorso fisico e trattamento. Ho ricevuto una carezza al cuore che mi ha sollevata un metro da terra.

Fluttuare dalla serenità e dalla pace questa è la sintesi perfetta di quello che ho provato.

Credetemi io sono una persona che da anni si è allontanata dalla Chiesa e da tutto quello che ne compete. Vi assicuro che a prescindere dal vostro “credo” è impossibile non percepire la bellezza e lo spirito di questo luogo.

Dopo 15 minuti di silenzio e solitudine, e per chi mi conosce pensa che sia un miracolo, decido di visitare un altro angolo di Paradiso.

Il mandorlo un edifico dedicato a coloro che devono, giorno dopo giorno, affrontare il dolore più grande: la perdita di un figlio. “Paura e coraggio”.

Una parete affrescata con un mandorlo dai colori tenui e rilassanti dove con un gioco di luci vieni abbracciato dalle ombre proiettate nelle pareti laterali della stanza.

Entrando in questo spazio pensi di percepire tanto dolore ma invece senti che la sofferenza viene avvolta dall’amore e dal coraggio.

Ogni angolo del percorso esterno di questo “villaggio della pace” è segnato da sculture e scritte di ferro scolpite dalle “mani preziose e coraggiose” di Don Luigi.

La mia camminata si conclude in bellezza con un piacevolissimo dialogo con Don Gigi. Dopo avermi fatto una perfetta radiografia sul mio cuore e la mia anima ci confrontiamo sulle nostre esperienze artistiche lavorative e concludo dicendoli: “ Don Gigi in questo percorso ho sentito profondamente il “genius Loci”; ogni angolo e ogni architettura rispetta lo spirito del luogo in perfetta armonia. Sai io sono un architetto e tutto quello che vedo cerco sempre di comprenderlo fino in fondo.

Don Gigi conclude questo nostro incontro casuale, ma di casuale ha poco, dicendo:

“Roberta ogni architetto dovrebbe vivere prima un luogo e la persona che lo fruirà prima di compiere la sua opera, è “questione di feelling”.

La mia risposta è stato un grande abbraccio virtuale, ma vi assicuro che avrei voluto stritolarlo con tutte le mie forze perché la penso proprio come lui.

Che sia una casa, un ristorante o un luogo di culto è solo questione di affinità. Ascoltare il cliente e percepire lo spirito del luogo creando la perfetta armonia.